Emma Morano, le tre uova al giorno l’hanno fatta morire a questa età

Tre uova al giorno, semolino e carne macinata mangiata cruda, questa è la dieta che ha garantito la longevità a Emma Morano, la donna più vecchia del pianeta che ha compiuto 117 anni il 29 novembre 1899, purtroppo è venuta a mancare.

S’è n’è andata in silenzio, senza soffrire, queste sono state le parole del suo medico curante, Carlo Bava, che era andato a farle visita, trovandola in condizioni discrete. “Ha avuto un momento difficile appena dopo Natale, eravamo poi riusciti a stabilizzarla, ma da qualche settimana le sofferenze si erano ripresentate. Ma ancora ieri, quando sono giunto a visitarla, mi ha salutato e mi ha ringraziato”. Queste sono state le parole del suo medico, ormai affezionatissimo all’anziana donna.

La badante e le nipoti l’avevano spostata sul divano, poco prima delle 17 le si sono avvicinate accorgendosi che però non respirava più, chissà se s’è resa conto che la vita scappava. Vita che non era stata benevola con Emma, nata il 29 novembre del 1899 a Civiasco, in provincia di Vercelli. La sorte che le avrebbe assegnato d’essere la persona più longeva del pianeta non le sarà sempre favorevole.

A 20 anni va a vivere in Ossola dove il padre, ferroviere, ottiene un trasferimento, a Villadossola. Ma l’aria del luogo non le giova troppo, si trasferisce sul lago andando un lavorare in filatura come operaia. E’ in quel periodo che trovandola fortemente anemica, il medico le prescrive quella dieta a base di uova che l’accompagnerà per tutta la sua lunghissima vita.

Le tre uova al giorno di Emma, che hanno fatto il giro del pianeta assieme alla sua storia di donna che ha respirato l’aria di tre secoli. Dalla sua Pallanza, dove ha trascorso la gran parte dell’esistenza, ha visto inseguirsi guerre e papi, ha visto il mondo rimpicciolirsi sotto la spinta di tecnologie impensabili, ha osservato generazioni di uomini cambiare sotto i suoi occhi. Nella sua semplicità è rimasta sino alla fine la donna di carattere saldo, anche negli ultimi anni, quando l’età l’aveva portata ad affidare la sua esistenza agli altri, nelle mani dei nipoti, che con affetto l’hanno assistita sino alla fine.

Lei che lascia il marito violento quando alle donne non era dato neppure pensarci, lei che sopporta il dolore più terribile, la morte del figlioletto di pochi anni; lei che, rimasta sola, decide comunque che la vita vada vissuta, che i buoni momenti vadano presi. E così se capita Emma va anche a ballare, perché la musica le piace, ma quando esce s’infila la fede al dito per non sembrare sola e perché di uomini, no, proprio non vuole saperne più. E così passano i decenni, nel 1954 va in pensione, ma continua a lavorare come cuoca al collegio Santa Maria, dove rimane fino ad oltre i 70 anni.

Intanto quelli che erano stati giovani con lei man mano “vanno avanti”, anche una sorella, più piccola, che sembra volerla raggiungere riesce a superare il secolo solo di qualche anno. E così col tempo nasce il fenomeno “Emma”, diventa la più anziana d’Italia, poi la decana d’Europa e, un anno fa (nel maggio 2016), la persona più longeva del pianeta. Il 30 novembre scorso, nel piccolo appartamento di vicolo San Leonardo, una folla straordinaria ha salutato il 117mo compleanno di Emma Morano: decine di giornalisti, centinaia di fotografie, una moltitudine di folla e di domande cui lei, pazientemente, ha riposto.

Non era Emma di un anno prima, e ormai trascorreva gran parte delle giornate a letto, ma la mente restava vigile, il carattere quello di sempre. Forse non avrebbe voluto tutta quella gente attorno al suo letto, tutto il clamore che lei, donna semplice, non ha mai chiesto. Ma adesso che non c’è più, ora che la sua anima ha lasciato per sempre quel piccolo fenomenale corpo che suscitato l’interesse degli scienziati di tutto il mondo, c’è la certezza di un ricordo di che rimarrà vivo, assieme all’esempio di valori senza tempo.