Se la madre piange spesso in gravidanza può influenzare la vita futura del bimbo

Piangere durante la gravidanza è un fatto del tutto normale: a causa dello sbalzo ormonale, è facile dover fare i conti con una tempesta emotiva che porta fino alle lacrime. Bisogna però considerare tanti fattori, fra cui il fatto che piangere sempre in gravidanza possa influenzare la vita futura del bimbo.

Essere in dolce attesa comporta di sicuro una forte emozione, ma non solo gioia. Le conseguenze di uno stato d’animo negativo possono lasciare una traccia nella qualità della vita futura del nascituro. Lo dice uno studio effettuato in America.

Se una mamma piange spesso in gravidanza, ecco cosa succede al bambino

Uno degli studi effettuati all’Università della California-Irvine indaga sulle conseguenze dello stato emotivo della madre sulla vita del bambino. I fattori esterni come l’abuso di sostanze chimiche o tossiche e le emozioni della mamma sono fattori che hanno un effetto duraturo sull’esistenza del piccolo. Secondo i ricercatori, quando la madre va in depressione durante o dopo il parto darà alla luce un bambino triste e pieno di ansie. Se invece il bimbo potrà godere di emozioni positive come calma e tranquillità, potrà avere uno sviluppo migliore di chi invece ha vissuto periodi previ di felicità grazie alla madre.

Lo studio ha analizzato infatti diverse madri che durante la gravidanza o dopo hanno sofferto di depressione. Il feto percepisce in modo attivo il proprio sviluppo e raccoglie le emozioni per la vita dopo la nascita. I bambini possono sentire tutti i segnali della madre, messaggi compresi. Ecco perchè mentre si trovano nel pancione, i piccoli assorbono e percepiscono lo stato psicologico della mamma.

Se la madre si trova in uno stato di equilibrio quindi, aiuterà il suo bambino a crescere in modo sano e avere uno sviluppo felice. Se invece la donna entra ed esce in uno stato di depressione o umore altalenante, ci sono grandi possibilità che il piccolo avrà problemi nello sviluppo. Lo stesso potrebbe procedere anche solo in modo più lenta rispetto a chi ha vissuto una condizione diversa.