Gerry Scotti ha deciso di confidare a Verissimo oggi quanto ha vissuto durante la brutta esperienza con il Coronavirus. Il conduttore si è ammalato infatti diverse settimane fa e per fortuna adesso si è ripreso. Non scorderà mai però quanto ha potuto vedere da vicino.
“A Natale potrei diventare nonno”, ha aggiunto Gerry Scotti, “è una femmina”. Presto infatti il figlio gli regalerà la possibilità di allargare la famiglia. Poi il presentatore si è lasciato andare alle lacrime al solo pensiero della cantante Veronica Franco, morta di leucemia.
Gerry Scotti a Verissimo – “Questa edizione l’avrebbe vinta lei”
Gerry Scotti ha potuto fare un bilancio degli ultimi mesi grazie alla nuova intervista a Verissimo. Qualche mese fa, il conduttore era stato ospite di Silvia Toffanin e aveva già rivelato che presto sarebbe diventato nonno. L’edizione appena conclusa di Tu sì que vales gli ha permesso invece di conoscere da vicino Veronica Franco, la cantante e concorrente che ha partecipato al talent quest’anno. “Chiaro che questa edizione l’avrebbe vinta lei”, ha detto.
L’incontro fra Gerry Scotti e la padrona di casa si è concentrata però sul ricovero per Coronavirus. “Ora riesco a parlarne”, ha sottolineato, “in quel periodo ch econ poche e significative parole, mi sei stata vicino”. Il presentatore infatti è stato ricoverato in ospedale per qualche settimana a causa del Covid-19. “Pensi di cavartela come tanti a casa”, ha detto, “questo status di malessere mio è andato avanti per una settimana e sono andato a farmi controllare in ospedale e mi hanno detto ‘Forse è meglio se si ferma qui'”.
Il racconto di Gerry Scotti ha messo in luce la realtà degli ospedali in questo momento. “L’atmosfera all’Humanitas la puoi immaginare: caschi, intubazione, macchine per la respirazione”, ha aggiunto”, io ero il più sano. O le forze ti abbandona del tutto oppure reagisci. E pare che in tutte le malattie il saper reagire è una componente della guarigione. Era pieno di ragazzi giovani che andavano dai 30 ai 40. Ci sarà qualche dottore anziano, ho pensato, e invece pure i dottori andavano dai 30 ai 40. Ci tenevo a dirlo”. Un momento vissuto in modo drammatico, soprattutto quando gli hanno messo il casco per respirare in modo corretto. “Il miglior modo per uscire dalla malattia”, ha detto pur consapevole di quanto quell’esperienza sia stata terribile.