Buona parte di noi siamo soliti associare la 500 lire alla moneta, nella fattispecie quella bimetallica che per molti anni è stata la Lira in moneta dal valore più alto. In realtà questo “taglio” è stato a lungo anche utilizzato dalle banconote, per oltre un secolo, ossia dal neonato Regno d’Italia fino al dopoguerra.
Nel 1874 il regno d’Italia era nato da appena 15 anni, e la corrispetiva Zecca che aveva preso il posto unico delle numerose equivalenti in varie zone d’Italia prima dell’unificazione. Questa prima versione della 500 lire cartacea fu stampata dal 1874 al 1895, dapprima sotto Re Vittorio Emanuele II, poi Re Umberto I e infine dalla Banca d’Italia.
Decisamente degne di nota le 500 lire stampate dal Banco di Sicilia nel 1876, oggi molto rara al punto da valere fino a 3mila euro, e quella stampata dal Banco di Napoli nel 1903, che si aggira su una valutazione tra i 6000 e i 7000 euro cadauna.
Nel frattempo nel 1896 fu realizzata una nuova versione della 500 lire cartacea, denominata quella con la Grande C, proprio per la grande scritta Cinquecento sulla superficie. Disegnata da Rinaldo Barbetti, fu ristampata con delle modifiche nel 1950 anche se fu resa fuori corso tre anni dopo. Per questo motivo una Grande C è molto rara e poco diffusa, può toccare senza particolari problemi valutazioni superiori agli 8000 euro e può raggiungere i 10000 euro.
Nel 1947 la 500 lire Ornata di Spighe, presenta per l’appunto il volto di Cerere con la testa Ornata di spighe, che simboleggia l’Italia stessa: questa rimase in circolazione oltre il 1953 come la controparte di cui sopra, prima di uscire di corso nel 1961. Oggi un esemplare del 1947 può valere 350-400 euro. Successivamente le 500 lire furono stampate, in diverse foggie solo come biglietto di Stato, una sorta di buono da convertire in banca.
Decisamente rare ma per questo interessanti, le banconote da 500 lire, che rappresentano un’importante pezzo di storia del nostro paese.
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