La curcuma fa male al fegato? Ecco tutta la verità

La curcuma è una spezia alla quale si attribuiscono numerose proprietà benefiche, si è arrivati a questa conoscenza a seguito di tanti studi scientifici che sono stati condotti nel corso degli anni.

Rispondiamo subito al quesito posto dall’articolo, la curcuma non fa male al fegato, anzi, ha effetti benefici su di esso. In seguito andremo a vedere anche quali sono questi benefici che si ricavano dal consumo di curcuma.

Benefici apportati dalla curcuma

Alla curcuma sono attribuite molte proprietà curative, sembra essere ottima in caso di obesità, sindrome metabolica, diabete, fegato grasso, artrite, depressione, patologie cutanee, patologie dell’intestino, sindrome premestruale, sintomi post-menopausa e persino neoplasie.

Non a caso la curcuma, oltre ad essere utilizzata a scopo alimentare in varie ricette, è molto utilizzata anche per la produzione di integratori alimentari e farmaci omeopatici, proprio per sfruttare al meglio i suoi principi attivi. Molto utilizzata anche per la cura del corpo, ad esempio la si può utilizzare per delle maschere, delle creme, insomma ha molti vantaggi il suo utilizzo e il suo consumo, non solo per il fegato, ma per tutto l’organismo.

Perché la curcuma fa bene al fegato?

Lo stress ossidativo sembrerebbe essere una delle cause principali dei danni a carico del fegato. Questi danni sono indotti da differenti e molteplici fattori, come ad esempio l’alcol, la droga, le infezioni virali, gli inquinanti ambientali, una dieta scorrette e tanti altri ancora.

La curcumina, che è il principio attivo della curcuma, è una in grado di proteggere il fegato. Essa sembrerebbe avere degli effetti preventivi e curativi per lo stress ossidativo che colpisce il fegato. Si è arrivati a questa conclusione a seguito di vari studi scientifici, che hanno messo in luce gli effetti benefici della curcumina, non solo nei riguardi del fegato, ma in generale per tutto l’organismo.

Alla curcumina sono attribuiti anche altri benefici come ad esempio la sua capacità antinfiammatoria. Grazie alla sua capacità antiossidante e antinfiammatoria, la curcumina sembrerebbe apportare benefici nella prevenzione e nel trattamento della steatoepatite non alcolica, conosciuta volgarmente come “fegato grasso”, una patologia piuttosto comune che si sviluppa prevalentemente in persone obese e/o con ridotta tolleranza al glucosio.

Inoltre, sembra che la curcuma aiuti a disintossicare il fegato in quanto favorisce il lavoro di alcuni enzimi deputati proprio alla depurazione epatica.

Come si può utilizzare la curcuma per ottenere benefici?

La curcuma si utilizza soprattutto come spezia, viene, cioè, introdotta nella dieta quotidiana. Aiuta a dare colore e sapore ai piatti in maniera naturale; si può aggiungere tranquillamente a tante ricette. C’è chi la usa nello yogurt, oppure per realizzare salsine colorate e speziate per accompagnare le proprie pietanze.

La curcuma può essere utilizzata tal quale, dunque da sola, oppure la si può miscelare con altre spezie, in questo modo si andrà ad esaltare il suo aroma, ma anche per potenziarne le qualità, come il pepe nero, utile ad aumentare notevolmente la biodisponibilità della curcumina.

Effetti collaterali e possibili controindicazioni da consumo eccessivo

La curcuma non presenta particolari effetti collaterali in soggetti sani. L’assunzione di curcuma come spezia, senza esagerare in quantità e frequenza, non dà problemi, a meno che non ci sia qualche intolleranza specifica.

Il discorso cambia nel momento in cui si fa utilizzo di integratori alimentari, in tal caso è sempre consigliabile chiedere il parere di un medico, su opportunità d’uso e posologia.

L’utilizzo di integratori a base di curcuma non è consigliato a persone che soffrono di problemi alla cistifellea, in caso di occlusione delle vie biliari, in soggetti con disturbi della coagulazione del sangue, in gravidanza e durante l’allattamento. Alla curcuma vengono riconosciuti effetti gastro-protettivi; tuttavia, dosaggi elevati possono avere l’effetto contrario e causare disturbi gastrici, nausea e diarrea.

 

Filippo Lisuzzo

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